Partenope Rugby: lo scudetto ha 50 anni

Partenope Rugby

Che dire quando un sogno diventa realtà per un attimo e poi svanisce definitivamente? Rimane il ricordo di chi c’era e lo ha vissuto e dopo cinquant’anni pensa che sia giusto, per la storia e per l’orgoglio sportivo napoletano, rievocare quel sogno divenuto realtà per un attimo durato due anni: due scudetti consecutivi, un bagliore di novità tecniche e umane in un mondo, quello del rugby, dominato dagli squadroni padani.
Adriano Cisternino, giornalista con un percorso che va fondamentalmente dal Corriere dello Sport, al Roma, a Il Mattino, richiama alla memoria, cittadina e non, la gloriosa parentesi degli scudetti tricolori della Partenope Rugby del 1965 e 1966. Da tre anni dominava il Rovigo e precedentemente il Padova, ma il rugby a Napoli, germogliato nel 1929, aveva fatto già molta strada. L’unico problema: come opporsi allo strapotere fisico degli squadroni del nord con i napoletani piccoli, leggerini, anche se bravi tecnicamente? Basti pensare che il “pacchetto” (gli otto uomini impegnati nel tallonaggio) del Rovigo al tempo sommava 740 contro i 640 di quello della Partenope. Fu così che il genio di Elio Fusco inventò il rugby alla napoletana fatto di astuzie, agilità, cambi di direzione, un ragby diverso ed anche spettacolare ed entusiasmante che divenne un fenomeno nazionale per spiegare il dominio di due stagioni, 1964-65 e 1965-66.
Nella cavalcata percorsa da Adriano Cisternino, “Partenope Rugby – lo scudetto ha 50 anni”, affiorano le testimonianze, i ricordi dei protagonisti, ma anche motivazioni di quel fenomeno. Dall’humus creato da oltre un decennio di attività giovanile con i tornei studenteschi, allo spirito di una squadra formata da veri dilettanti che fuori dal campo erano, chi medico, chi avvocato, chi impiegato, chi imprenditore. Insomma un fenomeno molto speciale, un po’ come tutte le cosa, nel bene e nel male, targate Napoli. E quindi meritevoli di memoria.

 

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