IL MIO PAESE
Disteso è il mio paese su di una collina, pieno di case, pieno di palazzi. Tante le famiglie, molti i ragazzi. Belle le strade con ariosi spiazzi. I suoi abitanti, della loro terra, nel cuore ne cullano gli umori. Tenace e forte di molti è il loro impegno perché sono degli agricoltori. Esperta è invece altra gente che ogni lavoro sa curare e afferra, creando a volte, con le loro mani autentici capolavori. Amo tanto la mia cara Lavello che dà ricchezza a chi non sa lasciarla e con orgoglio di lei sempre parla, dell’aria pura e il cielo terso e bello. Sulla collina il mio paese poggia ogni sua essenza, ogni finestra e loggia. Gaia e pulsante la vita si dipana. Ed acqua pura dona ogni fontana; ed è limpida, fresca e montana.
“UN PAESE VUOL DIRE NON ESSERE SOLI, SAPERE CHE NELLA GENTE, NELLE PIANTE, NELLA TERRA C’E’ QUALCOSA DI TUO… ANCHE QUANDO NON CI SEI, RESTA AD ASPETTARTI…” [Cesare Pavese]
LA MIA FANTASIA
Chi mi salva… è la mia fantasia. Mi ossigena nei momenti pieni di malinconia… E’ la fantasia che a sessant’anni mi dà vigore, non mi fa sentir gli affanni; mi fa vedere le nuvole a forma di cuore… mentre accosto al petto un piccolo fiore; mi fa ascoltare le parole del vento…, tradurre il miagolio dei gatti, mentre tra i capelli scopro un po’ d’argento… Con la mia fantasia volo lontano… là dove c’è il mare. Mi rivedo bambina e poi… felice sposa all’altare. Il sogno della mia vita si è avverato: giorni sereni trascorsi con l’amore mio adorato; i miei bimbi, fanciulli diventati e poi… uomini impegnati. Ma, quando tutto è alla fine… ricorro ancora alla mia fantasia. E mentre ogni cosa appassisce, percorro sicura la via che al suo finire a lui per sempre mi unisce.
STATI D’ANIMO
Io che ricordo tutto. Io che piango e mi distruggo. Non voglio esserci senza te. Fingere di star bene, di aspettare la neve. Preferirei morire e un giorno svegliarmi, riuscire ad alzarmi. Ho tanta tristezza. Camminare, respirare, ridere, parlare, piangere e da sola continuare… Vorrei una tua carezza… Da una finestra socchiusa una musica. Mi ritrovo a cantare. La mia voce è magica… E’ bella la vita! Mi vergogno, mi nascondo, mi pugnalo da sola, la lama affondo. Non sanguino, no! E’ lunga la strada prima che tutto accada… Non più ricorderò colui che mi guardava, mi ascoltava, mi guidava, mi adorava. Dimenticherò, son certa, ogni amarezza.
LA MIA BAMBOLA
Come farò a vestire la mia bambola ? Non ho ne pizzi ne merletti. Ricorrerò alla mia fantasia ed i risultati, son certa, saranno perfetti. L’abbellirò con camicetta di seta affinché la sua faccina non sarà più triste ma gioiosa e lieta. Ai suoi piedini scarpette rosa legherò con un nastrino ed una perla luminosa. Farò bello, così, il suo aspetto. Ma, quel che conta, è che lo farò con molto affetto! ----- La bambola mia è l’infanzia passata a giocar spensierata e di abbagliante gioia amata. Della vita a venire immagine non c’era…. Anni felici non senza le pene per le vicende terrene. Ma un gran bene addolciva gli affanni e le giornate rendeva serene. Dolce merletto la trama della mia vita; sospesa a metà… e mai più ricucita. Delicato pensiero la camicia di seta che alla bambola dono in modo sincero e tocco con mano ricordando un passato lontano…. La indosso pur’ io la camicia di seta e appaio felice; ma nella parte segreta del mio cuore infranto, nessuno vede… l’immenso rimpianto. ------ Le scarpe son nere… Le lego piangendo a quella bimba pensando che tendeva il nastrino colore di rosa con sopra una perla or non più luminosa.
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