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JUDO - SPORT E TRADIZIONE
Quando, finita la seconda guerra mondiale, si cominciò a diffondere anche in Italia qualcosa della cultura appartenente alla potenza sconfitta, il Giappone, sul piano sportivo la novità fu la conoscenza della prima arte marziale diffusasi dalle nostre parti e che allora veniva chiamata – per intenderne la provenienza – “lotta giapponese”. Parliamo del judo. E il pioniere, il primo campione, il primo a conquistare successi internazionali fu un personaggio che appartiene alla storia dello sport napoletano: Nicola Tempesta. Erano gli anni ’50 e Nicolone (era già allora il soprannome per la notevole stazza fisica) aveva avuto un fugace contatto di questa disciplina a Roma e ne fu conquistato. Teatro delle sue prime gesta fu una delle palestre della Polisportiva Partenope ai Cavalli di bronzo. Quella palestra, a oltre mezzo secolo di distanza, sabato scorso è stata intitolata proprio a Nicola Tempesta nel corso di una cerimonia nella quale è stato anche presentato un libro scritto dall’ormai 80enne campione insieme a Giuseppe Tribuzio e Fernando Tavolucci ed intitolato “Judo, sport e tradizione” (Luni editrice, 224p.)
Oggi Napoli vanta anche un campione olimpico in Pino Maddaloni, oro a Sydney 2000, e se questa è l’ultima pagina gloriosa di una tradizione che continua sulle rive del golfo, non si può dimenticare come la storia a Napoli e in Italia fu inaugurata proprio da Nicola Tempesta, per spiegare oltre alle prime due parole del titolo, anche la terza “tradizione”. Quando Tempesta iniziò la sua avventura bisognava carpire gli insegnamenti da chi ne sapesse più, che in Italia ancora non c’era, e questo qualcuno fu il maestro giapponese Noritomo Ken Otani, 5° dan, venuto in Italia nel 1953 a dissodare il terreno. Lo abbiamo potuto vedere all’opera più volte a Napoli, proprio nella palestra grande dei Cavalli di bronzo far volare come un fuscello il giovane Tempesta il doppio di lui per stazza. Ma si sa, il judo sfrutta a proprio vantaggio anche il peso e la forza dell’avversario. E il maestro Otani era di un altro pianeta.
Ma Nicola Tempesta, rialzandosi ogni volta, metabolizzava la lezione e dopo qualche anno nel 1957 fu il primo italiano a vincere il titolo europeo. Che rivinse poi nel 1961, mentre fu medaglia d’argento nel 1960 e 1962. Dopo essere stato anche il primo judoka italiano a partecipare alle Olimpiadi (Tokyo 1964) ed aver raggiunto l’8°dan, Tempesta è stato anche commissario tecnico nazionale e ancora oggi partecipa a raduni e stage tecnici nazionali e internazionali. Ma l’aspetto del judo cui il nostro ha sempre tenuto è quello della componente formativa di questa disciplina che nella traduzione letterale significa proprio “la via della gentilezza” e che lo vede impegnato tutt’oggi a diffonderne lo spirito anche con il libro appena scritto. Perché il judo “nasce non come uno sport – sono le sue parole – ma come una disciplina che educa i giovani al rispetto ed ai valori, prima che all’agonismo”. Ed è per questo che continua a battersi - ormai fuori dal tatami - perché il judo venga inserito nei programmi scolastici.
Vittorio Cisternino
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