IL NAPOLI DI VINICIO - di Vittorio Cisternino
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VinicioIl Calcio Napoli, si sa, è la corda che più facilmente di tutte in una città come Napoli vibra al minimo impulso, fosse anche il più lieve sfioramento. Ma che una corda rimasta immota per oltre vent’anni potesse ancora vibrare e far vibrare come si è percepito giovedì 26 novembre 2015 nel salone di D’Angelo in via Aniello Falcone è stato in parte inaspettato. Merito della presentazione contemporanea di due libri di una firma nota del giornalismo napoletano, Franco Esposito, il quale chiusa la lunga fase della vita di cronista ha intrapreso quella prolifica di scrittore e di che cosa? Delle tante cose non dette da cronista o di quelle che con uno sguardo “a posteriori” assumono un altro valore. E con una carriera giornalistica come la sua, di cose ne ha da riferire! Franco Esposito ha dato quasi contemporaneamente alle stampe due volumi: “Dodici leoni”  insieme con Marcello Altamura e “Dentro i secondi” a quattro mani con Dario Torromeo.

Il primo volume è dedicato a Vinicio e al suo Napoli che rivoluzionò il calcio italiano, come dice il sottotitolo. Il calcio spettacolo, attribuito alla famosa
Olanda di Cruif e Neskeens oltre a Kroll che poi vestì anche la maglia azzurra del Napoli, Vinicio da allenatore lo aveva metabolizzato da giocatore - lo ha raccontato lui stesso – perché  “era troppo facile per un attaccante stazionare nell’area di rigore avversaria, ricevere la palla e metterla dentro”. Magari era facile per lui e per i campioni come lui, hanno pensato in molti. “Ma con la zona e spostando in avanti tutta la squadra sarebbe stato certamente più difficile”. Ed ecco il calcio spettacolo dell’era Vinicio-allenatore riconosciuto (forse anche loro malgrado) da molti critici non sempre simpatizzanti per i colori azzurri  partenopei. Vinicio nel corso del suo intervento ha anche raccontato un significativo aneddoto. “Dopo la, ahimé, memorabile sconfitta in casa con la Juve per 6 a 2 anche a causa del nostro calcio aperto, nonostante fossimo usciti fra gli applausi del pubblico, negli spogliatoi mi sentii in dovere di chiedere ai ragazzi se volevano continuare con questo modulo e loro mi risposero: certo, Mister, noi non ci siamo mai divertiti tanto a giocare a calcio”.  Ma Vinicio ha ricordato anche un altro gustosissimo siparietto accaduto alla conclusione della sua carriera di calciatore. Era nel Vicenza col quale ha conquistato  “l’unico trofeo concreto della sua carriera, la classifica dei marcatori” e veniva da un anno nell’Inter di Herrera in cui non aveva praticamente giocato. Partita contro i nerazzurri. HH prima della partita lo incrocia, una pacca sulla spalla, con sufficienza gli dice “ma allora giochi ancora?”. La partita finisce 2-0… per il Vicenza, i due gol manco a dirlo di Vinicio che dopo la partita vorrebbe andare a risalutare il suo ex mister. Macchè: Herrera non si fa trovare, è rinchiuso nella toilette. 
Il libro su Vinicio Il libro di Franco Esposito nel quale Marcello Altamura ha raccolto le testimonianze degli
uomini di Vinicio, del suo Napoli, racconta la vita sportiva e non di “o lione” dalla prima comparsa davanti allo stadio del Vomero con un paio di scarpette gialle ad oggi che Vinicio è praticamente cittadino napoletano, casa a via Manzoni e affacciata, potevate dubitare?, dal lato Fuorigrotta sul San Paolo che lui inaugurò da giocatore.

Nell’altro volume, “Dentro i secondi”, Esposito con Torromeo tratta alcune figure di gregari di lusso, spalle importanti di grandi campioni che senza il loro contributo forse non sarebbero mai diventati tali. Presente, a rappresentarli tutti, quel Peppino di Capua che per una intera vita sportiva è stato il metronomo dei fratelli Abbagnale, delle vittorie olimpiche, dei titoli mondiali che puntualmente facevano diventare grande e importante lo sport tradizionalmente povero, umile, faticoso del canottaggio e il nome di Napoli, anzi di Castellammare di Stabia, nel mondo.  E
quindi, ha concluso Franco Esposito, questi secondi sono così importanti che, anche se al momento non sono stati celebrati come i campioni, per noi ora sono anch’essi “primi”.

E noi siamo pienamente d’accordo.

Vittorio Cisternino

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