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del Prof. Nicola Montanile Quartiere, "Curtine", Parrocchia; un trinomio che faceva crescere, maturare, moralmente e culturalmente, per il salto nella società, con responsabilità, esperienza e poi si incominciava a iscriversi nelle giovanili dei partiti o della DC o del PCI ed altri. Della Parrocchia, frequentata tutti i giorni e specialmente la domenica, per ascoltare la santa Messa in latino, con il celebrante che dava le spalle ai fedeli, facevano parte ragazzi e ragazze dell’Azione Cattolica "Aspiranti"; nelle sede si giocava a Ping pong, a Dama, a Scacchi, Caccia al Tesoro, si vedevano film, come "Marcellino Pane e Vino", mentre il parroco elargiva caramelle, cioccolatini, "bovoloni", liquirizie, "ciuciù", "barchetelle" per chi era stato presente alla messa domenicale, a quelle delle altre ricorrenze religiose o alle processioni; la presenza veniva certificata con un tesserino, tipo abbonamento, che ti veniva timbrato. Inoltre non bisogna dimenticare le "Figlie di Maria", quelle del "Cuore di Gesù" e non in ultimo quelle dell’"Addolorata" e delle Congreghe. Il tutto sotto gli occhi vigili del Parroco, che risiedeva in parrocchia, con l’Abito Talare (la Talara), che incuteva sacralità e soprattutto rispetto – e non è vero che l’abito non fa il monaco... in questo caso, certamente, lo fa. Era il tempo della "luttrina" (Catechismo), preparante il Sacramento dell’Eucarestia, con abiti semplici, che venivano riposti nella naftalina e rimessi in occasione della Prima Comunione della sorellina o del fratellino oppure durante le festività religiose più importanti e gli sposalizi. Si usciva dalla chiesa e si faceva il giro dei parenti, che venivano a prendere qualche dolcino a casa; il più delle volte, appena finita la cerimonia, qualcuno, di nascosto, mentre i familiari aspettavano, in fondo alla chiesa, scappava dalla sagrestia, per andare a giocare a pallone proprio sulle piazzette antistanti. Un fatto singolare è che si faceva a gara di velocità per confessarsi, nel confessionale ai lati dei banchi; e si diceva, per far prima, di non aver commesso nessun peccato, compensando poi quest'ultima affermazione con un: "Però ho detto bugie"... Le donne non potevano entrare in chiesa scollate e persino con le braccia fuori (a "bracce ‘a ‘nnude"); le maritate, obbligatoriamente, dovevano mettere un velo per coprirsi il capo, per rispetto e perchè sposate, tante che fino al dopoguerra mettevano "’o maccature"”. Alle nubili, dette già, nel lontano settecento "donna in capillis", era permesso andare a capo scoperto (capelli sciolti). E si pregava tantissimo "Tu sei benedetta fra le donne" o "... tu sei benedetta e fai le donne". E' un pezzo dell'Ave Maria, preghiera arcinota, così come il Pater Noster, che si recitano quotidianamente. Quel "fai" non è un errore tipografico, bensì voluto-grafico, poiché è una delle tante storpiature che si sentivano e sentono nelle chiese nostrane. Ascoltare la recita di una preghiera o il canto, eseguito dalle cosiddette "donne di chiesa", quando seguivano una processione o nelle messe mattutine, era uno spasso. Si alzavano di buon ora, proprio al suono della campana, anzi, grazie ai rintocchi erano in grado determinare l'orario e, quindi, andavano a messa. Che ne venissero celebrate due, tre o numerose lo stesso giorno, erano sempre presenti: non fosse mai detto che avessero perso i minuti iniziali o centrali o finali di qualche celebrazione! "Chi canta prega due volte": ebbene, per altre accadeva che, non cantando, trovavano il modo di scambiare quattro chiacchiere con la vicina di scanno. C’erano quelle che l'esigenza "curiosoide" portava, anche se avevano già fatto il loro dovere, ad ascoltare di nuovo un'altra messa, in occasione di matrimoni, battesimi, comunioni, etc. E intanto, dalla canzone "Mira il tuo popolo", invece di "Anch'io festevole", veniva fuori: "O Dio prezzemolo", oppure "O Dio pettegolo". Ritornando a noi, bisognerebbe solo accertarsi se l'assiduità delle presenze e delle preghiere di queste "santone" erano o anche oggi siano proporzionate al loro modo di agire nella vita quotidiana. Perchè talune pare che predichino bene, ma razzolino malissimo. Non si vuole entrare in faccende personali, ma a volte capita di imbattersi in atteggiamenti poco cristiani, quando si svolgono manifestazioni religiose, come la Candelora, il pane di Sant'Antonio, le rose di Santa Rita, nel momento, insomma, in cui è possibile accaparrarsi qualcosa: portavano via, a seconda delle circostanze, quanti più panini, rose o candele possono. E pare che quest'abitudine sia dura a morire. C'è chi nasconde o dà in mano al figlio ciò che ha già preso ed afferma di non avere ancora avuto, o chi porta più persone di famiglia, per ricevere ancora di più. Chi fa finta di preoccuparsi di doverlo portare a qualcuno che non è potuto andare alla celebrazione e chi... più può, più piglia. E così da "Gloria, Gloria, Gloria in excelsis deo", si intona "Roria, Roria, Roria in eccessi sdeo", oppure "Roria, Roria, Roria mina santi sdeo" e da “Requiescat in pace”, si ha e si aveva “Requischiatta in pace”. Ci sono donne sempre praticanti e uomini mai praticanti, ma che, incredibilmente, lo diventano in vecchiaia. Infatti, in età "verde" in chiesa ci sono dovuti andare solo per forza, e poi mai più, e si sono sempre giustificati o affermando: "per colpa 're prievuti" o col dire: "l'importante è credere". All'inizio del "tramonto", per la paura di trovare il "fuoco" si giocano la carta del "che non si sa mai". Al contrario, le "donne di chiesa", per sommi capi, sono le stesse che praticavano in gioventù per cercare un incontro col santo, per chiedere grazie, ottenendone alcune; altre, poverine, no; e queste ultime, nonostante la scortesia, sono rimaste fedeli nei secoli. Esse, ora, si danno da fare per la loro anima e per chiedere salute, prosperità e soprattutto lavoro per il loro amato "frutto" d'amore, mentre le seconde per i nipoti o per i parenti più prossimi che le rispettano. Inoltre, spesso capita che, sia della preghiera che delle canzoncine, le "preganti" sappiano soltanto il ritmo musicale. In ogni comunità, però, vi è una "capa", che dà vita al rosario, ai canti, all'inquadratura nelle processioni e alla distribuzione di cose. Ognuna è "capa" nella propria chiesa, non disdegnando di tentare, anche riuscendovi, di esserla in un'altra. Se non viene la "capa", non si inizia il Rosario, oppure, in caso di necessità, lo si inizia pure; ma, arrivata questa, le si lascia lo "scettro". In conclusione, ecco una strofa tratta da una preghiera latina che si soleva recitare, un tempo, presente "cadavero", cioè defunto. Originale: "Dies irae, dies illa solvet saeculum in favilla teste David cum Sibjlla. Quantus tremor est futurus, quando index est venturus, cuncta stricte discussurus!". La meno originale: "Dies illa, dies illa solvium seculum favilla, teste Davidum Sibilla, quanto tremorest futurus quanto dex venturus undastrit discussus". Non ci rimane che aggiungere: "Povere muorto". La chiesa e la fede erano un florilegio di "Bonezza" e spesso, ci si domanda, quanto concorreva, questa atmosfera a far "fiorire" le vocazioni?
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