LA STORIA NEGATA - Josè Borges: l'ultimo generale di Francesco II |
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Josè Borges, generale o brigante? Nato in Catalogna nel 1812, figlio di un generale, è stato un tipico personaggi del secolo XIX. Ha combattuto nell’esercito carlista le guerre di successione spagnola, raggiungendo per il suo eroismo in battaglia il grado di generale. Audace ed eroico, ma anche colto e romantico, dopo la sconfitta andò in esilio in Francia e nel 1861 decise di combattere per Francesco II di Borbone e di tentare la riconquista del Regno di Napoli. Partì da Marsiglia il 5 luglio 1861 con un buon numero di compagni, quasi tutti ufficiali spagnoli, per sbarcare in Calabria da dove ebbe inizio una faticosa marcia per tentare la sollevazione di quelle popolazioni. In realtà, fu solo una serie di vani tentativi costellati da altrettanti tradimenti e fughe per sfuggire all’esercito piemontese. Ormai consapevole dell’inutilità della sua missione, decise di ripiegare a Roma. Quasi al confine dello Stato Pontificio, i fuggiaschi, stremati dalla lunga marcia, si rifugiarono nella cascina Mastroddi di Luppa, dove, grazie all’ennesimo tradimento, furono intercettati dai bersaglieri del maggiore Enrico Franchini e dalla guardia nazionale di Sante Marie al comando del capitano Vincenzo Coltelli. Fu un’aspra battaglia con morti e feriti, ma alla fine i fuggiaschi, alle ore 10, si arresero. Probabilmente fu offerta loro salva la vita, altrimenti non si spiega come dei militari, consapevoli del trattamento riservato dai piemontesi ai briganti, abbiano preferito la resa alla morte in battaglia. I 22 superstiti furono trasferiti a Tagliacozzo, identificati, ma egualmente trattati come briganti: E solo dopo poche ore, nel pomeriggio dell’8 dicembre del 1861, furono tutti fucilati ingloriosamente alle spalle. Nessuna traccia, nei verbali redatti dai bersaglieri, ne degli oggetti personali degli ufficiali né quantomeno della cassa della spedizione, un tesoretto di ben 2.140 napoleoni d’oro che erano stati consegnati, unitamente alle credenziali, a Borges all’inizio della missione dal generale Clary e dal principe di Scilla Folco Ruffo. Non appena si seppe della notizia dell’eccidio, fu subito scandalo: non solo Victor Hugo scrisse un articolo molto critico contro il governo italiano, ma anche un capitano piemontese, il conte Bianco di Saint-Jorioz, qualche anno dopo in un libro sul brigantaggio parlò di Borges come di un gentiluomo e non di un brigante. Qualche mese fa, nel centocinquantesimo anniversario della fucilazione, con il patrocinio della Real Casa di Borbone delle due Sicilie, i comuni di Tagliacozzo e Sante Marie hanno organizzato un interessante convegno per ricordare non solo Borges, ma anche tutti quei legittimisti impropriamente definiti “briganti” dalla iconografia risorgimentale. Per meglio fare il punto della situazione, si pensi che nei pochi anni della così detta “lotta al brigantaggio meridionale” furono giustiziati e definiti briganti oltre seimila italiani; non è dato ancora di sapere quanti siano stati effettivamente briganti e quanti invece, erano solo dei legittimisti meridionali che non avevano voluto aderire al nuovo governo e tradire il precedente giuramento di fedeltà ai Borbone. |