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Ringraziamo la Signora Carolina Attanasio per l'articolo inviatoci in occasione dell'evento del 10 aprile 2011 dedicato alla donna e intitolato "Nel nome di Ipazia: oltre la festa della donna". In questo inizio di marzo, tra "festa della donna" e "quote rosa", si è riacceso il dibattito sempre latente delle "pari opportunità": eccessi verbali, antiche ire, dibattiti demagogici, confusione di idee, di progetti, di aspettative e di comportamenti. Mentre mi districavo nell'ennesimo dibattito televisivo, dal video della mente, mi è venuta incontro, nitida nell'avvenenza delle membra, una figura femminile d'altri tempi che, in una strada fiancheggiata da colonnati e portici, disquisiva di astronomia, matematica, musica e medicina con numerosi giovani attenti alle parole più che alla persona della giovane scienziata: era Ipazia, esponente di spicco della scuola neoplatonica di Alessandria di Egitto che, a ben ragione, può essere considerata madre della moderna scienza sperimentale così come Galileo, vissuto secoli dopo, ne è considerato padre. Donna di straordinaria bellezza ed intelligenza, optò di avvalersi della forza dell'intelletto piuttosto che del fascino della persona per imporre all'attenzione dei contemporanei il suo eclettico sapere e le sue importanti invenzioni quali l'astrolabio, il planisfero e l'idroscopio. Amava la scienza, la libertà e la ricerca della verità che, da sempre, vengono considerate appannaggio soprattutto maschile e, come tutte le menti veramente grandi, visse questi suoi ideali con semplicità, con determinazione, con liberalità, con condivisione. Ma la potenza della sua mente e l'ardore del suo spirito, mai sazio di sapere, le attirarono invidie e rancori da parte di chi vedeva in lei il pericolo di un nuovo modo di intendere la vita e, con la vita, pagò in modo atroce; fu, infatti, scarnificata con conchiglie affilate, accecata, smembrata e bruciata. Ecco, questa è la figura che noi "femministe" dovremmo riscoprire ed amare quando, pur proclamando parità di diritti, non ci sottraiamo all'uso indiscriminato del nostro corpo esibito sull'altare del dio denaro e dell'effimero successo. Ipazia, si, mi fa sentire l'orgoglio dell'appartenenza, mentre la sua immagina travalica i confini del tempo per riproporci, in uno splendido mosaico di luce, il giusto modo di essere e di vivere. E ben l'ha capito l"UNESCO che ha voluto tributarle l'onore della memoria dando il suo nome ad un progetto internazionale tendente a favorire piani scientifici al femminile per far si che sempre più donne possano ricoprire cariche di responsabilità nell'ambito della ricerca. Carolina Attanasio Omignano Scalo, 20/3/2011
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