Tramutola tra storia e memoria in epoca fascista

Introduzione al libro di Giuseppe Manfra "Tramutola tra storia e memoria in epoca fascista"

a cura di Davide Borrelli

“Quando l’uomo vuol creare qualcosa di grande, ha bisogno del passato e se ne appropria attraverso la storia monumentale; chi al contrario desidera perseverare nella consuetudine e nell’anticamente venerato, cura il passato come uno storico antiquario; e solo chi è oppresso da un’angustia presente e vuole liberarsi ad ogni costo da questo peso, necessita della storia critica, che cioè esamina e condanna”. Il problema su cui rifletteva il filosofo Nietzsche nel 1874 nella Seconda considerazione inattuale è diventato oggi particolarmente attuale nella società dell’informazione, della comunicazione telematica e della globalizzazione culturale. La nostra è un’epoca che produce più informazione di quanta ne riesca poi effettivamente a conservare e a gestire. È difficile in queste condizioni sviluppare un atteggiamento verso il passato improntato alla raccomandazione nietzschana di trasformare “cioè che è stato in ciò che io volli”. È difficile, ma oggi più che mai necessario: la vera ri-voluzione nel rapporto con la propria memoria passa attraverso una ri-volizione del proprio passato che porti ad una riscrittura consapevole e perciò critica della propria identità e della propria tradizione culturale.

È alla luce di queste considerazioni che occorre leggere il denso e documentato libro che Giuseppe Manfra ha dedicato alla ricostruzione del ventennio fascista in una piccola e marginale realtà dell’entroterra lucano come Tramutola. Declinare la storia di macroeventi come il fascismo nella prospettiva di un microcontesto locale come quello che qui viene presentato, non ha evidentemente il senso di un’operazione semplicemente antiquaria ed erudita. La posta in gioco di lavori come questo è tanto più attuale in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui le tradizioni locali sembrano ormai essere sommerse dai flussi culturali globali e condannate inesorabilmente ad oblio. Manfra le riscopre non per rivendicarne l’autenticità o per invertire il corso della storia; la sua analisi non mostra nessun compiacimento localistico né dà adito ad alcun tipo di nostalgia memoriale. Conoscere le radici locali in un mondo che si globalizza vuol dire rendersi consapevoli che le tradizioni non sono un destino al quale siamo fatalmente legati, ma una scelta che si rinnova ogni giorno, se e quando decidiamo di fare, ed è perciò tanto più consapevole e motivata. Solo in questo modo le tradizioni che ereditiamo dal passato diventano davvero le nostre tradizioni. Questo è il compito di una storia nietszchanamente critica,  cioè tale che esamini e condanni. E questo è quello che fa Manfra nel libro che vi accingete a leggere.

 

Leggi la testimonianza di un contadino di Tramutola (PZ), futura Croce al Merito per la Resistenza, raccolta da G. Manfra e pubblicata sul Corriere della Sera (fai clic qui).

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