Visita del Cardinale Sepe al Virgilio 4 di Scampia - Intervento del Dirigente Scolastico |
There are no translations available. Il dirigente dell'Istituto Virgilio IV, con cui Napolinternos ha istituito una collaborazione tramite un progetto didattico di 3 anni rivolto alle prime medie, ha salutato il Cardinale Sepe con le parole riportate di seguito, incentrate sul valore della scuola come luogo dove si apprende la cultura della legalità, della responsabilità, delle regole di convivenza civile, nonché la coscienza di sé e del prossimo con la propria dignità.
Benvenuto da tutti i docenti, dal nostro Direttore amministrativo, dal nostro personale della segreteria, benvenuto da parte di tutti i genitori, da tutti coloro che collaborano con la scuola, la Fondazione “Il meglio di te”, l’Associazione Napolinternos, l’Associazione Inner Wheel, Equitalia Polis, l’Ufficio Scolastico Regionale, da tutte le associazioni che hanno condiviso e condividono il nostro Piano di Offerta formativa. Benvenuto davvero da tutti. Ma il miglior benvenuto è quello che Le sanno dare i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze con le loro grida, il loro entusiasmo, con quella forza che solo la voglia di vivere e di crescere sa dare. Benvenuto a Lei di nuovo a Scampia, quartiere a cui ha dimostrato da sempre e dimostra ancora di più il suo affetto, il quartiere che Lei ha voluto visitare per primo nell’immediatezza della Sua nomina: è stato un gesto nobile quello del 1 luglio 2006, un gesto di affetto che questo quartiere non deve dimenticare e sono certo non lo farà. E benvenuto proprio nel giorno in cui si ricorda, felice coincidenza, la nascita di Papa Giovanni Paolo II, il 18 maggio del 1920, 90 anni fa, ricordando inoltre che anche quel giorno cadeva di martedì come oggi. Anche Papa Wojtyla era qui nel 1990, venti anni fa, per incontrare i giovani che ha sempre amato e lanciare loro il monito “non arrendetevi”. Io ricordo benissimo le Sue parole: ci invitava a quella solidarietà che non soltanto rende disponibili gli uni verso gli altri, ma costituisce la condizione di un autentico sviluppo sociale, culturale, economico, etico e religioso. Ci invitava alla collaborazione di tutti perché senza l’apporto delle virtù morali e civili, senza il rispetto e la cura delle strutture e degli ambienti, insomma senza l’impegno di tutti e di ciascuno nell’osservanza delle leggi che regolano la vita civile, tutto sarebbe inutile. Il futuro del vostro quartiere, disse, dipende in gran parte dalla capacità di formare uomini e donne di forte personalità, artefici di un’umanità nuova. E noi non abbiamo proprio per niente la voglia di arrenderci perché vogliamo rendere concreta quella speranza che Lei ci ha sempre invitato a non perdere. Ci sono qui in questa sala i Dirigenti di moltissime scuole di Scampia e dell’VIII Municipalità, che insieme a tutti i loro docenti ed al personale non docente potrebbero testimoniare sicuramente meglio di me quanto la voglia della scuola di non arrendersi sia grande. La voglia della scuola di affermare il ruolo a cui non può rinunciare: quello della cura dei bimbi che le famiglie ci affidano nella consapevolezza che l’istruzione ha un impatto determinante sulla crescita e lo sviluppo di ciascuno, e che legalità ed istituzioni sono valori irrinunciabili e non negoziabili. L’educazione alla legalità è per noi l’unico ambiente in cui può affermarsi il riscatto di ciascuno di noi. La scuola è il luogo in cui per la prima volta ci si confronta con altri, dove bisogna rispettare alcune norme ed avere una precisa condotta, è nella scuola che avviene il passaggio di consegne tra le generazioni e dove ci si trova a svolgere un ruolo attivo in una comunità. Stare a scuola, anche qui a Scampia, significa costruire un percorso articolato dove le regole sono strumenti condivisi da tutti ed indispensabili per una civile convivenza dove lo studente non è solo il destinatario passivo delle leggi, ma custode delle regole fondamentali della nostra Carta Costituzionale ed interprete della società nella quale le leggi sono applicate. I diritti e doveri sono quindi le due facce della stessa medaglia, rappresentano valori, battaglie, processi storici, e spesso sono lo specchio di culture e di costumi della società. La cultura della responsabilità intesa quindi come comportamento durante la propria vita, come cemento tra generazioni, come cultura per affermare che un diritto non è un favore e per fare del dovere una premessa indispensabile per tutelare gli interessi della collettività. Ma la cultura della legalità affonda le sue radici nel “piacere dell’onestà, come il titolo della bellissima commedia di Pirandello. L’onestà, è questo che chiediamo a noi e a chi ci circonda, deve essere il nostro quotidiano punto di riferimento: onestà da honestus, onore, perché essere al servizio degli altri è proprio una questione di onore e di dignità personale; la disonestà è come un venire meno a sé stessi prima ancora che agli altri che ci hanno dato fiducia.Questa è la strada che ci piace percorrere: il gusto di essere onesti, il piacere e la gratificazione che vengono dall’aver compiuto azioni per gli altri, il gusto di mantenere le promesse: i nostri bambini, tutti i bambini hanno bisogno di promesse mantenute, i bambini hanno bisogno di scuola per essere liberi di sognare. Qualche anno fa, nelle imminenze delle vacanze scolastiche, ho chiesto ad un’alunna se era contenta di non venire a scuola per un bel po’. Mi ha risposto: Preside, e cosa faccio a casa tutto questo tempo? Qua si sta così bene, non mi piace tornare a casa. Quelle parole le ho scolpite nel cuore e nella mente. I ragazzi hanno bisogno di stare a scuola per molto più tempo. La scuola finirà ufficialmente il 12 giugno, se penso che qualcuno (vorrei proprio sapere con quale criterio e con quale idea della scuola) ha avuto la felice iniziativa di sospendere le attività didattiche il 31 maggio, l’1 e 2 giugno per un bel ponte che va dal sabato al giovedì proprio la settimana prima della fine della scuola, i mesi di vacanza per i ragazzi saranno quasi quattro: se ci penso mi fa davvero rabbia tutto ciò. Quattro mesi lontani dalla scuola, quattro mesi che in contesti sociali come questo di Scampia sono qualcosa di socialmente devastante che non ci possiamo permettere: a che servono le scuole chiuse? Eminenza, ho avuto modo di incontrarla diverse volte e di ascoltare le Sue parole, ma oggi qui l’emozione è più forte di quel che potessi immaginare: la Sua visita a questo istituto, ai ragazzi, è per noi una vera benedizione, nel senso radicato nell’etimologia latina del termine: bene dictum, una parola detta, buona, forte, che incoraggia, dà vigore, forza nuova e positiva al lavoro laborioso di chi cerca di vincere con la cultura e con la formazione il vento impetuoso della rassegnazione, del disagio sociale, del malessere di vita che tante volte domina qui a Scampia. Nel vangelo di Marco Gesù guarisce un ragazzino “posseduto da spiriti immondi” cacciandoli da lui; cacciamo insieme “gli spiriti di divisione, di violenza, della malavita”. Benvenuto tra noi, Eminenza, di cuore.
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