DIBATTITO SULL'OMEOPATIA

Premessa del dott. Franco Vigilante Rivieccio, Presidente di Napolinternos 

Da lunghi anni la Presidente dell'APO (Associazione Pazienti Omeopatici), la sig.a Vega Palombi Martorano, lotta con coraggio e tenacia per promuovere la conoscenza di una medicina dolce, efficace, rapida e duratura quale l'omeopatia. Ai suoi sforzi voglio unire alcune mie parole, in qualità di semplice "paziente" omeopatico e testimone da circa trent'anni dei benefici di tale medicina.

Sono approdato all'omeopatia nel 1980, quando le mie figlie, Laura e Silvia, avevano rispettivamente quattro e un anno. Come per molti, l'approccio a questa medicina è avvenuto in seguito alle "delusioni" generate dalla sperimentazione della medicina ufficiale (definita allopatica dagli omeopati) e con una certa cautela e diffidenza iniziali; non dopo, comunque, aver approfondito la conoscenza teorica della materia.
Dal 1982 ho fatto curare omeopaticamente e con successo anche il mio cane, Dana, un pastore tedesco intelligente e affettuoso affetto dalla cosiddetta "piodermite profonda del pastore tedesco", che a detta di tutti i veterinari allopatici consultati l'avrebbe destinata alla somministrazione continuativa di antibiotici per tutta la sua breve vita, fino all'assuefazione e quindi alla vanificazione di ogni efficacia terapeutica.

Ebbene, se una delle principali accuse (forse l'unica) rivolte all'omeopatia è di ottenere risultati solo grazie all'effetto placebo, essendo i rimedi omeopatici troppo diluiti, mi chiedo e chiedo ai detrattori di questa medicina di quale effetto placebo si possa parlare quando si vedono guarire bambini inconsapevoli e animali.

Vero è che i meccanismi d'azione delle cure omeopatiche sono quanto meno non totalmente compresi. Le ricerche scientifiche non sono ancora riuscite a spiegare pienamente come da un rimedio estremamente diluito possa sprigionarsi un'energia tale da avere effetti così potenti nel coadiuvare e indirizzare la reazione del nostro organismo. A tal proposito mi viene in mente un "fenomeno scientifico" meraviglioso di cui con le nostre conoscenze attuali possiamo solo tentare una descrizione, senza comprenderlo nella più intima essenza: la fissione dell'atomo. Chi mai avrebbe creduto, prima della comparsa della bomba atomica, che dalla scissione di un atomo di uranio, cioè di qualcosa di infinitamente piccolo, si sarebbe liberata una tale quantità di energia?

Mi fa piacere segnalare, per chi voglia approfondire la conoscenza della medicina omeopatica, due libri del compianto dottor Antonino de Arcangelis: "La sfida della chimera" (ed. EDIUM) e "Specchio a due facce" (ed. ICSA).

Voglio inoltre segnalare il ruolo cardine della nostra città, Napoli, nella diffusione dell'omeopatia in Italia e in Europa.
Napoli fu la prima città italiana a sperimentare la terapia del suo fondatore, Samuele Hahnemann, medico nato il 10 aprile 1755 a Meissen in Sassonia. Fu grazie all'esercito austriaco, che contava numerosi medici professanti apertamente e ufficialmente l'omeopatia, che tale medicina approdò alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli e da qui, a partire dal 1821-22, nel resto d'Italia e in altre parti d'Europa, ad esempio in Francia.
Chi desideri approfondire questi aspetti storici può leggere un bel volume edito da Le stagioni d'Italia: "Napoli e la nascita dell'omeopatia in Italia" a cura di Vega Palombi Martorano.

Voglio chiudere queste mie riflessioni con una frase di Platone, che racchiude un'affermazione imprescindibile in omeopatia: "E' errore assai diffuso tra gli esseri umani il voler intraprendere separatamente la cura del corpo e la cura dello spirito".


Francesco Vigilante Rivieccio

 

La medicina omeopatica non ha colpe 

A proposito della lettera “Le medicine alternative che non servono” di Renato Cimino [per il testo della lettera, vedere di seguito*], uscita sul Mattino del 16 ottobre scorso, in cui lo scrivente condivide quanto detto dal professore Silvio Garattini nella lettera pubblicata sul Corriere della Sera del 9 ottobre scorso, l’APO Italia – Associazione Pazienti Omeopatici e SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata) hanno già ampiamente risposto in argomento sul sito web www.apoitalia.it e Omeopatia 33.

Ogni anno, puntualmente ad ogni inizio di stagione, il farmacologo sferra un attacco alle Medicine non convenzionali ed in particolare – guarda caso – a quella omeopatica alla quale sono approdati, come ultima spiaggia perché delusi dai risultati ottenuti con quella accademica, oltre dieci milioni di italiani. Che tra l’altro pagano di tasca loro  visite mediche e farmaci!Ma cosa c’entra la Medicina omeopatica con il caso del povero bambino deceduto, al quale ormai senza più speranze avevano sospeso le cure tradizionali per tentare con la medicina Ayurvedica?
A quando l’Omeopatia sarà ritenuta responsabile anche delle morti da incidenti stradali? 


Vega Palombi Martorano
Presidente APO Italia 
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*Le medicine alternative che non servono
 

L’ultimo tragico caso del bambino di sei anni affetto da fibrosi cistica e deceduto verosimilmente per la sospensione delle cure tradizionali deve far riflettere i quasi 8 milioni di persone che in Italia fanno ricorso attualmente alle terapie non convenzionali. Il professor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, intervistato oggi sull’evento doloroso ha sottolineato, ancora una volta, come le cosiddette medicine alternative non abbiano alcuna base scientifica. Perciò la sospensione di trattamenti medici di sicura efficacia della medicina tradizionale in malati affetti da gravi malattie metaboliche o neoplastiche può condurre anche all’exitus, come già successo più volte. Quando i farmaci tradizionali non riescono a guarire è un’illusione sperare che quelli alternativi possano riuscire dove i primi hanno fallito. 

Renato Cimino – Napoli

 


Lettera aperta di un medico omeopata al Prof. Garattini

Egregio prof. Silvio Garattini,

ammiro e ho sempre ammirato il suo operato all'Istituto "Mario Negri", che rappresenta una delle Istituzioni Scientifiche più prestigiose d'Italia. Mi chiamo Alberto Laffranchi, medico chirurgo, specialista in radiologia e radioterapia, da 25 opero presso l'Istituto Tumori di Milano. I "nostri malati" sono persone, come ben sa, affette da problematiche psico-fisiche spesso gravi o gravissime, anche quando giudicate dai medici curanti guarite dalla malattia. Dal 1992 assieme a numerosi altri colleghi abbiamo cominciato a cercare nuove proposte terapeutiche per migliorarne la qualità di vita, in particolare di fronte a patologie iatrogene gravissime come ad esempio le ostoradionecrosi della mandibola, le gravi ulcerazioni croniche da radioterapia, dolori addominali cronicizzati conseguenti ad interventi di radio-chemioterapia, etc. Dopo i primi sorprendenti risultati, i nostri orizzonti scientifici si sono allargati, senza pregiudizi. Nel 1998 abbiamo a tal fine costituto il Gruppo di Studio MeTeCO (Medicine e Terapie Complementari in Oncologia) con le finalità spiegate nel sito dell'Istituto alla voce allegata. Nel marzo 2008 la nostra attività è stata premiata con la prestigiosa assegnazione del "Premio Tiziano Terzani" per l'Umanizzazione della Medicina.
In questi anni, tra le terapie da noi utilizzate su centinaia di pazienti, anche l'omeopatia e l'omotossicologia che ci hanno consentito da sole o in associazione con altre cure, di ottenere risultati per noi sorprendenti e inattesi portando alla soluzione definitiva lesioni iatrogene ormai giudicate incurabili. Visti i risultati, sia come uomini che, e soprattutto, come ricercatori, pur in una fase di non completa comprensione dei meccanismi d'azione di queste cure, non ce la sentiamo di condannarle, perchè rischieremmo di togliere ai nostri pazienti l'unica possibilità medica per uscire dal tunnel della loro sofferenza (sono decine i pazienti guariti dal tumore, ma affetti da gravi patologie iatrogene, che ci hanno dichiarato di aver pensato seriamente al suicidio perché nessuno medico, per anni, era riuscito a dare loro la possibilità almeno di alleviarne la sofferenza). Le allego uno dei tantissimi casi clinici guariti. Si tratta delle radiografie prima e dopo la cura (anche con particolari) di una giovane signora con gravissimi danni alla mandibola da radio-chemioterapia cui era stato definitivamente detto che l'unica soluzione sarebbe stata l'amputazione della mandibola stessa, seguita da intervento ricostruttivo. I farmaci omeopatici, omotossicologici e i campi elettromagnetici sono stati la sua cura.
Noi siamo sempre sorpresi nel constatare che l'omeopatia funziona, pur senza comprenderne a fondo i meccanismi d'azione; tuttavia, i risultati ad oggi da noi ottenuti su decine e decine di malati a cui era stato detto "Lei deve imparare a convivere col suo problema", e poi curati e guariti omeopaticamente, ci hanno imposto "il silenzio" scientifico e la nostra criticità è crollata. Ciò che le chiedo è di non distruggere, attraverso i media, una grande possibilità di cura per i nostri malati, ma di ricercare, assieme a noi, delle possibili interpretazioni del fenomeno omeopatico.

Con profonda stima,
Dr. Alberto Laffranchi

Nota: la paziente, sebbene non identificabile, ha autorizzato la pubblicazione della sua storia clinica
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