Passeggiata a Nisida: la storia e la leggenda |
There are no translations available. di Rosa Coppeto
LA STORIA E IL MITO Piccola e bellissima già nel suo nome, Nisida (dal greco Nesis – “piccola isola”) è stata, nei secoli, un punto di intersezione di storie e civiltà, una fonte costante di ispirazione per scrittori e poeti: “E’ un nome che suona dolce come un bel nome di donna; e pronunciandolo e abbandonandosi al fantasticare sulla guida di quelle sillabe scorrevoli, ci si ritrova volentieri in compagnia delle immaginazioni dei Pontano e dei Sannazaro, che in Nisida videro una ninfa, figlia di Nereo e di Doride, e cantarono il connubio di Giove con lei onde nacque Antiniana, o l’inseguimento di cui la fece segno il dio Posillipo, preso da furente amore. Ma quando, venendo da Napoli per la via nuova di Posillipo, di dietro all’alta collina tufacea crestata di elci e di querce spunta il primo lembo della verde isoletta, e poi la si ha tutta innanzi, piccola e snella, cosparsa di rare case bianche, recante come ghirlanda sul capo il rotondo suo castello, nell’abbagliante azzurro del cielo e del mare, una sorte di tenerezza riempie l’anima, come alla vista della leggiadria infantile; e torna alla memoria la comparazione di un poeta tedesco: <Simile, o Nisida, al bimbo delle tonde guance vermiglie, che non osa ancora dilungarsi dalla madre, tu emergi tutta grazie dal grembo delle onde scherzose, e ti stringi con puerile timidezza alla tua madre, la terra>”. Così descriveva Nisida Benedetto Croce nelle “Storie e leggende napoletane” : "Situata sotto la discesa di Coroglio che conduce al Parco Virgiliano di Posillipo, è un piccolo vulcano spento che emerge dal mare solo per 1/6 della sua estensione originale. Ha una superfice di circa 30 ettari, una circonferenza di 2 Km e un’ altezza massima di 109 metri sul livello del mare". Bruto vi costruì la sua residenza estiva, dove insieme a Cassio ordì la congiura contro Cesare e fu qui che Cicerone, nelle lettere ad Attico, afferma di essere stato ospite. Di Nisida hanno parlato anche autori come Seneca (Epistole a Lucilio), Ateneo che celebrò i conigli che la popolavano e Plinio (Naturalis Historia) che esaltò i suoi asparagi. Anche Stazio parlò di una Nesis “circumflua pelago” e Marziale la cantò come lo scenario del tragico gesto di Porzia, moglie di Bruto, anch’egli morto suicida dopo la sconfitta di Filippi: Coniugis audisset fatum cum Porcia Bruti, et subtracta sibi quaeret arma dolor, «Nondum scitis» ait «mortem non posse negari? Credideram fatis hoc docuisse patrem». Dixit et ardentis avido bibit ore favillas. I nunc et ferrum, turba molesta, nega. [Quando dello sposo Bruto Porzia udì il fato, e il dolore le chiedeva un’arma negata, «Non sapete» disse «che non si può negare la morte? Avrei creduto che il suo destino ve l’avesse insegnato». Disse, e faville ardenti bevve dall’avida bocca. L'isolotto, conosciuto nelle carte come Gipeum o Zippium, fu nel Medioevo proprietà della Chiesa napoletana e ospitò il monastero di Sant’Arcangelo, probabilmente situato sul punto più alto, la cui chiesa si chiamava Sant’ Angelo de Zippio. Ma il nome di Nisida ricomparve nel Quattrocento, grazie all’interesse suscitato da autori come Pontano (Lepidina, la prima delle sei Egloghe) e Sannazaro (nell’Egloga Duodecima dell’Arcadia) che vi ambientarono alcune loro opere e la rappresentarono come una Ninfa, figlia di Nereo, nata dal mare.
Nella prima metà del Cinquecento Nisida fu venduta a Giovanni Piccolomini, figlio di Giovanna d’Aragona, poi duca di Amalfi, che costruì un castello sul punto più alto dell’isola e richiamò in quel luogo la società elegante di Napoli a passatempi e divertimenti. Durante il periodo Angioino divenne soggiorno ricercato di letterati ed amanti dell’attività venatoria. L’isola fu dimora della regina Giovanna, nipote di Roberto D’Angiò, ed è proprio a quel periodo che si fa risalire la costruzione della Torre di Guardia, adibita a casina di caccia. Nella seconda metà del Seicento fu comprata da Domenico Astuto, magistrato presidente della Real Camera, dal quale passò in eredità alla famiglia Petroni che ottenne da Carlo II il titolo di marchese di Nisida e la possedette per un secolo e mezzo.
Dopo il tramonto della dominazione spagnola e la breve parentesi austriaca, i Borboni, riacquistato il trono di Napoli ed unitolo a quello delle Sicilie, scelsero Nisida come sede di attività venatorie, per cui Carlo III e suo figlio Ferdinando IV nutrivano una smisurata passione. Nel 1814 Gioacchino Murat, durante il decennio francese, decretò la realizzazione del Lazzaretto sul vicino scoglio di Chiuppino, chiamato di qui in poi Lazzaretto. Inoltre, fu ripreso il progetto della trasformazione della Torre di Guardia in un istituto di pena. Il progetto, ideato da Gioacchino Murat, fu adottato da Ferdinando IV. In quel periodo si prendeva coscienza del problema carcerario e della necessità di migliorare le condizioni dei detenuti per il loro recupero morale. I Borboni fecero largo uso delle carceri rinchiudendovi, oltre ai detenuti comuni, anche prigionieri politici come i patrioti Michele Pironti e Carlo Poerio.
Nel ventennio fascista il penitenziario fu trasformato in Riformatorio Giudiziario con padiglioni adibiti a colonia agricola per i reclusi. In quegli anni si realizzò il collegamento definitivo di Nisida alla terraferma.
IL CARCERE MINORILE
Ed è proprio a Nesis, la “piccola isola”, che ha sede l’Istituto Penale dei Minori, che oggi accoglie circa 60 ragazzi e 10 ragazze di età compresa tra i 14 ed i 21 anni, tutti sottoposti a provvedimenti di natura penale ed amministrativa.
Le attività svolte dagli educatori dell’Istituto Penitenziario sono finalizzate alla rieducazione e all’inserimento dei ragazzi nella società civile, una volta concluso il periodo di detenzione. Si tende, infatti, a far acquisire ai minori modelli comportamentali non violenti, mediante la canalizzazione dell’aggressività e lo sviluppo di abilità ed interessi che, pur essendo presenti nel recluso, non hanno trovato contesti adeguati nei quali esprimersi. I ragazzi vengono coinvolti in varie attività di formazione professionale. Al momento, sono attivi laboratori di ceramica, arte presepiale, animazione teatrale, florovivaistica, edilizia, sartoria...
L’inserimento nei corsi avviene in base alla naturale predisposizione e all’interesse manifestato verso l’attività prescelta, a seguito di un colloquio con l’educatore di riferimento e di una prova teorico pratica.
I corsi consentono di stimolare le capacità espressive dei minori e nel contempo di acquisire alcuni principi fondamentali che sono alla base della società civile, come la costanza, l'impegno e la capacità di lavorare in gruppo.
I successi ottenuti hanno indotto l’Istituto a dare impulso ad attività di tirocinio aziendale svolte sia all’interno della Struttura, sia all’esterno, attivando delle specifiche convenzioni con artigiani e piccole imprese del territorio, disponibili a farsi carico dell’apprendistato dei ragazzi coinvolti nei progetti.
Grande interesse e notorietà continua ad avere soprattutto “Il Laboratorio Teatrale”, voluto da Eduardo De Filippo e portato avanti dal figlio Luca. I ragazzi hanno modo di sperimentare una concreta libertà di espressione, di integrazione e di reinserimento sociale. L’attività teatrale sviluppa, infatti, l’ascolto, la comunicazione e l’espressione, rende possibile ciò che normalmente non è possibile nella vita reale, sviluppa il controllo e la fiducia in se stessi ed il confronto con gli altri compagni. In questo modo i ragazzi ritrovano la consapevolezza del proprio essere e il senso autentico della relazione con il prossimo. L’arte diventa uno strumento di educazione che li aiuta a vivere con maggiore coscienza il presente.
LA VISITA ORGANIZZATA DA NAPOLINTERNOS
Sabato 6 giugno, si è svolta, a scopo di beneficenza, una passeggiata organizzata dall’Associazione Culturale Napolinternos. Sono stati circa 130 i partecipanti all’iniziativa.
Con i contributi riscossi Napolinternos ha finanziato un progetto della fondazione umanitaria “Il Meglio di Te”, che da tempo si occupa dell’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani detenuti al termine della reclusione.
Ai numerosi partecipanti all’iniziativa, che hanno potuto godere di un pomeriggio all’aria aperta in uno scenario a dir poco straordinario, la Dott.ssa Laura Vigilante ed il Prof. Fulvio Mesolella di Napolinternos, hanno illustrato la storia, il mito, la natura e le caratteristiche geo-morfologiche dell’isola.
E’ stato un viaggio particolare alla scoperta dell’isola con tappe nei punti panoramici più suggestivi, dove l’illustrazione del paesaggio da un punto di vista scientifico e storico è stata coronata dalla lettura in itinere di brani letterari che a quelle vedute erano stati ispirati. Nisida dolce, Nisida orrida e selvaggia, solare figlia di contadini o dama dal cuore gelido, ma sempre affascinante e indimenticabile, Nisida antica e moderna è tornata in vita grazie alle parole di poeti e scrittori di varie epoche e provenienze: da Omero e Marziale a Jacopo Sannazaro, da Bernardino Rota ad Alexandre Dumas e Matilde Serao, fino a concludere con Edoardo Bennato, autore del testo ironico e amaro della canzone che porta come titolo il nome della bella isola.
L'evento è proseguito in una spaziosa sala conferenze messa a disposizione dall'IPM, dove anche il Direttore dell’Istituto Penale, Dott. Gianluca Guida, è intervenuto, fornendo una relazione sui molteplici programmi educativi destinati agli ospiti dell’Istituto e sottolineando le difficoltà dovute agli scarsi finanziamenti pubblici e le conseguenze derivanti dalla mancanza di fondi, in particolare la pressoché totale inagibilità dei percorsi naturalistici e il taglio dei progetti per i ragazzi detenuti. E’ stato messo in rilievo che fino a qualche anno fa il carcere era un esempio vincente e unico nel suo genere. Tante le attività svolte, poi la crisi ed i primi tagli.
Per valorizzare questo gioiello dei Campi Flegrei, la Direzione ha in programma oggi di creare un Parco Letterario: un'idea ancora in nuce, di cui però gli ospiti di Napolinternos hanno potuto avere un primo assaggio.
L’incontro si è concluso evidenziando che l’ iniziativa di Napolinternos contribuisce concretamente a supportare il lavoro svolto dagli operatori impegnati da anni nell’Istituto, riuscendo sapientemente ad associare l’aspetto culturale agli obiettivi sociali ed umanitari dell’iniziativa.
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